
Tali depositi non sono autoctoni, ovvero non si rinvengono nel luogo in cui si sono sedimentati, ma provengono dai profondi fondali dello scomparso Oceano ligure-piemontese (distante almeno 200 km!): questa coltre ha iniziato a spostarsi verso l'area dell'attuale Adriatico a partire da circa 30 milioni di anni fa, a seguito di immani spinte tettoniche con direzione ovest-est, arrestandosi nella nostra regione lungo l'attuale vallata del Sillaro, che costituisce una importante lineazione tettonica.
Fra gli aspetti mineralogici più noti delle Argille Scagliose vi sono le septarie, forme concrezionali calcareo-argillose prevalentemente sferoidali il cui interno presenta numerose fessurazioni ("setti") che confluiscono in una serie di cavità spesso ricolme di cristalli, prevalentemente calcite ma anche aragonite, baritina, quarzo, gesso e pirite.
Le septarie non sono esclusive delle Argille Scagliose appenniniche ma hanno una vasta diffusione geografica e si sono, quindi, formate in ere geologiche diverse. La loro genesi, piuttosto complessa, è ancora oggetto di studio. L’ipotesi più accreditata sostiene che esse si formino a partire da nuclei argillosi che in una prima fase “umida” assumono plasticità e in una successiva fase "secca" si contraggono e si screpolano, formando i setti e le cavità. Queste vengono riempite poi dai minerali, trasportati dall’acqua, presenti nel terreno.
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