
La ricostruzione ipotetica di una giornata qualsiasi dei nostri lontani progenitori domina la sala dedicata ai Primi Uomini che ripropone, in una grande scenografia centrale, un frammento di vita preistorica ambientata 200.000 anni fa.
Attorno ad una grossa carcassa di rinoceronte, che giace intrappolata nella fanghiglia nei pressi della riva di un fiume, due cacciatori paleolitici sono intenti a scuoiare il pachiderma con un coltello di pietra affilata. Fanno parte del loro corredo due lunghe aste appuntite di legno e alcune pietre a ritocco bifacciale pronte all’uso. Sullo sfondo un piccolo riparo provvisorio costruito con pelli, rami e frasche accoglie una donna e il figlio lattante.
La scena emblematica propone quello che, forse, accadeva nel giacimento Due Pozzi (Pizzocalvo): tutto ciò che di questa vicenda oggi rimane sono solo le affilate lame di pietra per tagliare la carne ottenute da una dura roccia locale, ftanite, alcuni ciottoli portati sul posto ma non utilizzati e qualche piccolissimo frammento di carbone. Il resto - legno, osso, pelli, fibre vegetali – non hanno resistito al tempo e agli agenti atmosferici e chimici.
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